Non ci sarà nessun "atterraggio" nel 2023?

30 gennaio 2023

Europa | UE | stelle | giallo | blu | Euro
Monthly House View - Febbraio 2023 - Cliccando qui 

A luglio 2022, nel momento in cui il pessimismo era ai massimi livelli, la parola “recessione” è comparsa più di 50.000 volte negli articoli di Bloomberg. Negli ultimi 12-14 mesi, abbiamo assistito a revisioni costantemente negative delle previsioni macroeconomiche ed il consensus si è sistematicamente orientato verso revisioni al ribasso della crescita economica e per livelli più elevati di inflazione nel 2022 e 2023. Ma, dopo un po’, la dinamica rallenta e si inverte. Il vero interrogativo del giorno è se abbiamo raggiunto questo punto di svolta. 

Nel 2023, il consensus punta su un soft landing dell’economia globale, con un rallentamento, ma senza recessione. Si tratta di un’ipotesi davvero credibile? Non rischiamo invece un anno senza alcun “atterraggio”? È possibile che la crescita stia accelerando ad un ritmo molto più rapido del previsto, grazie all’impulso fornito dalla Cina e ai livelli di consumo più elevati negli Stati Uniti, dovuti alla disinflazione. L’Europa è effettivamente a rischio recessione, ma il primo trimestre potrebbe riservare qualche sorpresa, grazie al sostegno positivo di questi fattori e ad un inverno meno rigido del previsto.

Sarà sufficiente a risolvere tutti i nostri problemi, soprattutto quelli causati dall’aumento dei tassi di interesse e dall’inflazione?

Solo in parte, poiché nell’attuale contesto sembra che gli aumenti dei tassi d’interesse impieghino più tempo di quanto si sia mai visto storicamente per avere un impatto sull’economia reale e il loro effetto sarà probabilmente meno marcato. 

  • La maggior parte delle famiglie statunitensi e dell’area euro ha infatti contratto prestiti a tasso fisso a lungo termine e non risente quindi dell’aumento dei tassi di interesse sui mutui. Mentre i tassi dei mutui a 30 anni negli Stati Uniti sono saliti dal 3,5% pre-COVID al 6,5% attuale, solo il 10% delle famiglie contrae mutui a tasso variabile (contro il 35% prima della crisi del 2008).
  • Inoltre, i livelli di indebitamento delle famiglie sono inferiori a quelli precedenti la pandemia (66% del PIL contro l’85% della crisi del 2008).
  • Anche il mercato del lavoro continua ad esercitare un influsso favorevole. Con un tasso di disoccupazione del 3,5%, gli Stati Uniti sono tornati ai livelli registrati solo ai tempi in cui l’uomo ha camminato per la prima volta sulla Luna! 
  • Infine, le società che hanno emesso obbligazioni sia negli Stati Uniti che in Europa saranno meno sotto pressione per il rimborso dei debiti in scadenza quest’anno.

In termini di inflazione, la situazione è destinata a migliorare. Il nostro scenario è “a radice quadrata”, in quanto l’inflazione potrebbe scendere, nel breve termine, molto più rapidamente del previsto per quanto riguarda i fattori più volatili (energia, ecc.) a causa degli effetti base, di un inverno più mite in Europa, di un aumento dei livelli di offerta (riapertura della Cina) e di una domanda in lieve calo nei paesi sviluppati. Col tempo, riteniamo tuttavia che l’inflazione si stabilizzerà a un livello molto più alto di quello previsto dalle banche centrali. Mentre è molto probabile che molte banche centrali dei paesi emergenti (ad eccezione della Cina) comincino a ridurre i loro tassi di riferimento quest’anno, anche le banche centrali europee e statunitensi probabilmente attenueranno il loro approccio restrittivo sui tassi di interesse.

Il fattore chiave rimane la Cina dove, nonostante un certo indebitamento a lungo termine, è in corso un processo di apertura con un notevole potenziale di consumo interno a breve termine. I turisti cinesi sono, ad esempio, i maggiori consumatori a livello globale: il loro consumo nel 2019 è stato doppio rispetto a quello dei turisti statunitensi. Attualmente siamo molto lontani dai livelli di potenziale pre-crisi. Dai sondaggi, risulta che i cinesi hanno intenzione di prendersi molte più settimane di vacanza del normale, a partire dalle festività del Capodanno cinese, e potrebbero iniziare ad aumentare significativamente i loro livelli di consumo, proprio come hanno fatto gli americani e gli europei alla fine dei lockdown. La capacità produttiva della Cina tornerà quindi a livelli normali e dovrebbe dare impulso all’economia globale.

 

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Monthly House View, pubblicato il 20/01/2023 - Estratto dall'Editoriale

30 gennaio 2023

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