Un rimbalzo illusorio

09 settembre 2022

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Alla fine i mercati hanno vissuto un’estate tranquilla, con un ribasso dei rendimenti a lungo termine ed un miglioramento delle sorprese ecoomiche negli Stati Uniti. Questa tregua estiva si è conclusa pochi giorni prima della riunione dei banchieri centrali a Jackson Hole, dove Jerome Powell ha ribadito di voler innalzare i tassi e dare la priorità all’inflazione.

Il rimbalzo estivo presentava al contempo tratti paradossali e instabili. Gli Stati Uniti hanno beneficiato sia di un’inflazione inferiore alle attese (l’indice dei prezzi di luglio non è ulteriormente salito rispetto al mese precedente e l’inflazione annuale si è stabilizzata) sia di un mercato del lavoro più robusto di quanto anticipato. Tuttavia, i migliori dati economici dovrebbero arrestare la tendenza ribassista dei rendimenti a lungo termine iniziata a metà giugno e quindi ravvivare i timori per le mosse della Fed. A metà agosto la natura stessa del rimbalzo ha sollevato dubbi sulla sua sostenibilità: bassi volumi, pochi o nessun flusso importante degli investitori tradizionali ed un rialzo in definitiva ottenuto attraverso opzioni a breve termine.

Dietro la facciata delle positive sorprese economiche si celano anche uno scenario più complesso ed un trend a medio termine più sfidante. In primo luogo, il confronto tra la crescita statunitense e quella europea restituisce una visione fuorviante della realtà, che potrebbe mutare: il PIL statunitense si contrae da due trimestri, mentre la crescita europea rimane in territorio positivo. Tale dinamica dovrebbe invertirsi, con una breve ma probabilmente inevitabile recessione nell’Area Euro e, al contrario, una crescita del PIL statunitense nel terzo trimestre dopo una contrazione in parte dovuta ad impatti non ricorrenti sulle scorte. In secondo luogo, nonostante il rassicurante vigore, il mercato del lavoro statunitense finirà per cambiare rotta (la Fed lo ha annunciato e previsto) e gli investimenti delle imprese dovrebbero cominciare a patire le condizioni finanziarie più restrittive. 

Gli europei dovrebbero inoltre essere scettici riguardo ai commenti della Commissione europea sulla ricostituzione delle scorte di gas. Persino un rifornimento completo coprirebbe solo un quarto del fabbisogno della regione, con la maggior parte ancora fornita quotidianamente dal gasdotto russo, nonostante gli sforzi di diversificazione già in corso.

Anche le buone notizie giunte dalle società dovrebbero essere prese con la dovuta accortezza, dato il rischio significativo di fraintendimenti. La solida stagione degli utili nel secondo trimestre, che ha alimentato l’ascesa dei mercati quest’estate, è stata trainata principalmente dal settore energetico, mentre l’euro debole e l’inflazione hanno sospinto in maniera artificiale i ricavi delle società europee. Infine, l’entità dei riacquisti di azioni negli Stati Uniti conferma l’importanza del ritorno per gli azionisti in un periodo di stagflazione e solleva al tempo stesso interrogativi sulla sostenibilità di questa tendenza e sulla reale situazione degli utili senza gli effetti accrescitivi associati a tali riacquisti. Il rischio di un’inversione per il ciclo degli utili è quindi sempre presente, anche se avverrà verosimilmente più tardi del previsto. Nel frattempo, qualsiasi minaccia di un aumento dei rendimenti a lungo termine potrebbe indebolire la valutazione di equilibrio del mercato azionario.

Pertanto, le speranze estive di un’economia in grado di evitare la recessione ed una banca centrale capace di moderare immediatamente i toni in risposta ad un’inflazione stabile sono in qualche modo premature e riteniamo che la prudenza sia d’obbligo nel corso dell’autunno. Gli investitori potrebbero inoltre rivolgere la propria attenzione ad altri fattori di rischio, tra cui l’imminente congresso del Partito comunista cinese, le tensioni legate a Taiwan, il voto in Italia, il conflitto in Ucraina e le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti. 

Restiamo quindi in un regime di volatilità strutturalmente piùelevata, al quale gli investitori dovranno abituarsi ed adattarsi, senza immaginare un rapido ritorno al ciclo pre-pandemico. I tempi sono quindi maturi non tanto per inseguire rimbalzi di mercato a breve termine, quanto per individuare fonti di rendimenti reali nel lungo periodo.

 

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Monthly House View, pubblicato il 02/09/2022 - Estratto dall'Editoriale

09 settembre 2022

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